Il Coordinamento Donne Cisl Umbria: “Il prezzo più alto pagato dalle donne. Ci vogliono maggiore consapevolezza e un cambio di passo”
L’intervento della Coordinatrice Donne Cisl Umbria Sara Claudiani (nella foto):
Sempre più pensioni e meno buste paga. In Umbria, si tratta di una conseguenza del Covid-19, del lockdown e delle ricadute economiche negative della pandemia ma anche di problemi strutturali che nella nostra regione rimangono ancora irrisolti. A pagare le conseguenze dell’aggravio di questi mesi sono state soprattutto le donne, su una pluralità di fronti: prima di tutto su quello dell’occupazione, ma anche su quello del carico familiare subito per settimane nelle quali le scuole sono state costrette a chiudere e dove le collaborazioni esterne per le persone anziane, presenti in tempi di normalità, si sono rarefatte a causa dell’imposto distanziamento sociale.
Se per alcuni lavoratori è stato possibile attivare lo smartworking, non tutte le donne lavoratrici hanno potuto svolgere la propria attività in questo modo: basti pensare a quante impegnate nei servizi essenziali, nella sanità, nel commercio e nell’agricoltura. Alcune di queste così si sono trovate costrette a dover rinunciare al proprio lavoro e a rassegnare le dimissioni. L’incertezza per il futuro poi non aiuta chi sta resistendo, cercando di conciliare la propria attività lavorativa con quella del carico della famiglia che in Italia ancora grava quasi esclusivamente sulle donne.
Per la Cisl è arrivato il momento di riconoscere il valore sociale della maternità, garantendo alle donne l’indipendenza economica: in Italia soltanto il 49 per cento delle donne ha un lavoro, contro la media europea del 60 per cento. E’ necessario un cambio culturale che può essere supportato prima di tutto parlando e dando il buon esempio alle nuove generazioni. Come Coordinamento Donne Cisl Umbria inoltre crediamo che sia necessario andare oltre i bonus, garantendo da una parte il congedo parentale obbligatorio per i padri sino a 4 mesi e, dall’altra, iniziando con il diritto agli asili gratuiti (questo, tra l’altro, genererebbe altro lavoro).
Sostenere l’occupazione femminile è possibile, anche attraverso lo strumento della contrattazione e del welfare aziendale. Si potrebbe infatti pensare a dei pacchetti mirati a sostegno delle donne, orari flessibili, assistenza sanitaria integrativa e part-time reversibile. Ciò permetterebbe di trovare un nuovo equilibrio tra vita professionale e familiare: un valore aggiunto per la qualità della vita delle donne, ma anche della società più in generale. Una società che deve puntare di più sulla giustizia sociale e quindi sulla parità salariale di genere.
Non solo, è arrivato il momento che uomini e donne abbiano le stesse opportunità in termini di carriera. Bene quindi il riconoscimento ricevuto da un’azienda italiana e famosa nel mondo: la Ferrari recentemente ha ottenuto la certificazione di parità salariale. Una dimensione lavorativa che valorizza il merito e non il sesso. Un esempio, anche per la nostra regione.