Il Coordinamento donne Cisl Umbria continua la sua campagna social sulla pagina Facebook della Cisl Umbria a favore di tutte le donne e le persone indifese dell’Afghanistan e questa volta lo fa cercando di tenere alta l’attenzione sulla questione dei bambini e con la storia di Selene Biffi, grazie ad un articolo pubblicato da Io Donna il 2 settembre 2021.
Prima di tutto è necessario porre l’accento sul lavoro fatto dal Console Italiano Tommaso Claudi che, ha difeso e tutelato, i bambini di Kabul facendoli volare in Italia, salvando la loro vita. “Basti pensare che circa 10 milioni di bambini in Afghanistan hanno bisogno di assistenza sanitaria per sopravvivere, senza le quali sono destinati a morte certa; non dimenticando che 4,2 milioni di bambini non vanno a scuola e la metà sono bambine”. E’ la coordinatrice delle donne Cisl Umbria Sara Claudiani a descrivere la situazione, richiamando l’attenzione sul lavoro fatto dalle attiviste di Pangea, onlus milanese, attiva nel Paese. “Pur rientrando in Italia – afferma -, hanno lanciato l’allarme sulla presenza a Kabul di bimbi traumatizzati, soli, perché hanno perso i genitori. Difficile immaginare la situazione, ancora meno accettarla”.
La sorte di altre ragazze è stata migliore. “Le “Afghanistan dreamers” tra i 12 ed i 18 anni, con la loro squadra di robotica – racconta Claudiani- sono state accolte, scappando da Herat, da Città del Messico, per continuare a studiare: un privilegio che, nella loro terra, avrebbero perso”.
Il Coordinamento donne Cisl Umbria non vuole dimenticare Selene Biffi. “La donna – sottolinea Claudiani -che aveva creato in terra afgana “la scuola per cantastorie” ed è poi riuscita ad imbarcare, su un aereo per l’Italia, una ventina di ragazzi e ragazze con le loro famiglie. Era però necessario un segno distintivo per permettere ai carabinieri italiani di riconoscere queste persone ed hanno pensato alla lettera “S” scritta sul palmo della mano. Come a gridare il nome di Selene. Vogliamo – propone la coordinatrice delle donne Cisl Umbria – che la lettera “S” diventi SOLIDARIETA’ per tutte le donne, bambine ed intere famiglie che, seppur salve, devono tornare a vivere nel nostro Paese. E SPERANZA affinché le donne, costrette a restare in Afghanistan, possano resistere”.
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