Igiene ambientale in Umbria, la preoccupazione della Fit Cisl che chiede di incontrare le istituzioni per salvaguardare i lavoratori, i cittadini e il servizio
“La crisi, che si sta propagando nel settore dell’igiene ambientale in Umbria, è la conseguenza del mancato aggiornamento del piano regionale dei rifiuti, che risale ormai al 2009 e che era incentrato sul conferimento in discarica degli scarti non più utilizzabili, derivanti dalla lavorazione degli impianti delle varie aziende che operano nel settore. Si rende, perciò, necessario ed urgente un incontro con le Istituzioni. Bisogna aprire una discussione costruttiva finalizzata a dare concrete risposte ai lavoratori e ai cittadini per un servizio diffuso e di qualità”. E’ Gianluca Giorgi, segretario generale regionale Fit Cisl Umbria, a prendere posizione a riguardo, nella consapevolezza che la chiusura delle discariche di Pietramelina e Borgo Giglione, rispettivamente gestite da Gesenu e Tsa, rappresenti un fatto preoccupante.
Spiega, a tal proposito, il sindacalista: “Ciò potrebbe portare ad un’imminente saturazione delle discariche restanti (Le Crete, Belladanza e Casone, gestite rispettivamente da ACEA, SOGEPU e VUS), che si ripercuoterà inevitabilmente sul destino dei rifiuti in Umbria, delle aziende e dei lavoratori e lavoratrici che vi operano”.
L’analisi della segreteria regionale Fit Cisl Umbria parte da una consapevolezza, come sottolinea Giorgi: “Oggi parte dei rifiuti umbri, il 50 per cento della FORSU (Frazione organica del rifiuto solido urbano) viene conferito fuori regione, con notevoli aggravi di costi (9 milioni di euro solo nel 2017), che, alla fine, ricadranno giocoforza sui cittadini umbri”.
Secondo la Fit Cisl Umbria, se non si procederà rapidamente alla revisione del piano regionale dei rifiuti, si andrà incontro ad inevitabili disservizi, con gravi ripercussioni sui cittadini, sulle tariffe e sui livelli occupazionali.
A questo riguardo il segretario regionale afferma: “La Regione Umbria, in primis, e l’Auri continuano a non decidere quali siano le politiche da intraprendere, non consentendo ai gestori piani industriali tesi a veri investimenti in ambito impiantistico. Da ciò deriva che la gestione dei rifiuti è diventata sempre più un problema di rilevanza locale e nazionale, che coinvolge tutti i cittadini, le amministrazioni, le realtà sociali, fino ad arrivare alle politiche di gestione del territorio. L’Umbria –prosegue- necessita di un nuovo piano regionale dei rifiuti e, senza prendere scorciatoie, è necessario percorrere la strada dell’innovazione, della ricerca, della qualità ambientale e sociale. Per contrastare il declino si dovranno favorire filiere che riducano gli imballaggi, recuperino la materia, riutilizzino (sfruttando di più e meglio) anche il biodegradabile, che in questa regione viene prodotto ma non adeguatamente utilizzato”.
A proposito poi della partita relativa alla raccolta differenziata, Giorgi puntualizza: “Bisogna incentivarla attraverso sistemi adeguati per i cittadini-utenti, senza minimamente dimenticare la salvaguardia della sicurezza e della salute degli operatori, oggi chiamati ad un ritorno smisurato a sistemi di manualità e quindi ad aumenti dei costi di gestione”.
Come per tutti i cambiamenti c’è poi bisogno di mutare la cultura individuale e collettiva. “E’ necessario –spiega Giorgi – favorire atteggiamenti, abitudini e comportamenti civili, responsabili e virtuosi di ogni cittadino, volti a produrre meno rifiuti e a differenziare e riciclare di più. Questo deve essere incentivato da una politica fiscale mirata, che segua il principio che chi più produce rifiuti, più paga e chi più inquina, più paga”.
Per questo la Fit Cisl Umbria chiede che si apra una discussione tra le parti sociali interessate, ovvero Istituzioni e Amministrazioni locali, Gestori del servizio e Organizzazioni Sindacali.
Fit Cisl Umbria
Perugia, 7 dicembre 2018