8 marzo, il Coordinamento Donne Cisl: “No quote ma stesse opportunità di lavoro”
“Che sia un 8 marzo che contribuisca a rafforzare l’idea che le donne non hanno bisogno di quote, ma di parità di opportunità e, in questo modo, potranno dimostrare il proprio valore e le proprie competenze”. Sara Claudiani, al vertice del Coordinamento regionale delle Donne Cisl dell’Umbria, traccia una fotografia in chiaroscuro della situazione, aggravata dai due anni di pandemia.
“Nel solo 2020 – spiega la coordinatrice Claudiani – i posti ‘rosa’ persi in Italia sono stati 312mila e la situazione delle violenze domestiche e sul luogo di lavoro non è di certo migliorata. I femminicidi sono aumentati del 6 per cento, consolidando il terribile dato delle 7 milioni di donne che, nella vita, hanno subito almeno una violenza fisica”. Altro capitolo dolente la parità salariale: “In Italia le donne – prosegue Claudiani – guadagnano il 30 per cento in meno rispetto agli uomini. Donne svantaggiate anche sul fronte lavorativo in generale: il 49 per cento delle donne in Italia ha un lavoro, contro il 60 per cento della media europea e il divario con l’occupazione maschile, per l’Italia, è di 18 punti”.
“Una situazione non facile – continua la coordinatrice Claudiani – per questo, da quando il Coordinamento delle donne Cisl è stato riattivato, non abbiamo mai smesso di lavorare, anche quando il Covid lo rendeva davvero difficile. In quattro anni abbiamo realizzati incontri con professionisti, iniziative sulla nuova normativa del Codice rosso. Diversi i convegni e gli appuntamenti per la sensibilizzazione. In “Effetto d” abbiamo invitato donne di successo, impegnate in lavori tipicamente maschili. Con “I volti della violenza” abbiamo dato voce alle vittime, raccogliendo fondi per i centri antiviolenza. E quando il Covid ci ha impedito di essere presenti fisicamente, la nostra campagna si è spostata sui social”.
Dal Coordinamento anche chiare priorità d’azione, per incidere concretamente: “Occorre creare un sistema per riuscire ad avere maggiore flessibilità lavorativa e nuove forme di welfare. In primo luogo serve il cosiddetto ‘part time reversibile’, che non blocchi le donne in una condizione magari risultata necessaria solo per un periodo. È importante anche avere la possibilità di usare il congedo di paternità per più tempo rispetto ai giorni al momento disponibili. Fondamentale anche l’istruzione e la struttura della scuola per aiutare la parità. Asili nido gratuiti e un maggiore investimento sul tempo pieno sarebbero fondamentali”.
“Queste sono le nostre proposte – spiega Sara Claudiani – che porteremo avanti in tutte le sedi necessarie. L’appello che faccio è però agli uomini, affinché chi dice di credere nella parità salariale e nelle stesse opportunità tra uomo e donna ci aiuti e scenda in prima linea insieme a noi”.