Treofan Terni, Jindal chiede una proroga per riaprire il confronto

Ancora qualche giorno per i lavoratori Treofan. Al tavolo che si è svolto stamattina in call tra ministero del Lavoro, sindacati, liquidatore e avvocati di jindal, presente anche il Mise, l’azienda ha chiesto un’ulteriore proroga dei tempi della procedura, al fine di provare a raggiungere un accordo tra le parti. “Si tratta evidentemente – sottolineano i sindacati Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil e Ugl Chimici- di un cambio di direzione da parte della multinazionale che può consentire la riapertura della trattativa come da noi richiesto”. Da oggi stesso ripartiranno le trattative e proseguiranno nei prossimi giorni, resta fondamentale la salvaguardia dei macchinari, indispensabili per garantire la possibilità di continuità produttiva. Per questo proseguirà l’occupazione della fabbrica.

Sulla TREOFAN è intervenuta anche la segretaria generale Femca Cisl Nora Garofano. A seguire la nota della Femca Comunicazione del 10 febbraio 2021.

TREOFAN, GAROFALO (FEMCA-CISL): “SUBITO UNA SOLUZIONE PER ASSICURARE REDDITO E OCCUPAZIONE E NON DISPERDERE LE PROFESSIONALITÀ”
“Il destino dello stabilimento Treofan di Terni sembra segnato: si va verso una cessazione dell’attività come già accaduto a Battipaglia. Adesso la priorità è salvaguardare i 140 lavoratori, assicurando loro gli ammortizzatori sociali e concordando con la proprietà, il Gruppo indiano Jindal, un processo di reindustrializzazione del sito produttivo. Oggi l’incontro con il liquidatore e il ministero del Lavoro è servito a prorogare di una settimana la scadenza della Cassa integrazione, ma bisogna fare in fretta”. Lo dichiara Nora Garofalo, segretaria generale Femca-Cisl. “I lavoratori – prosegue – sono sul piede di guerra, hanno già occupato lo stabilimento e sono pronti ad azioni eclatanti. Ai vertici della multinazionale, il cui comportamento ad oggi è stato alquanto discutibile, chiediamo un segno concreto di assunzione di responsabilità. La smettano di ignorare le più elementari regole delle relazioni industriali e si impegnino per trovare una soluzione per la continuità dell’attività, che assicuri occupazione, reddito dei lavoratori e non disperda le professionalità acquisite. L’imminente, nuovo incontro con il liquidatore e la società sarà l’occasione per misurare la serietà e il senso di responsabilità dei vertici della Jindal. Fermo restando che chiudere lo stabilimento di Terni vuol dire affossare l’intero polo chimico e tutto il territorio ternano, una opzione per noi inaccettabile”, ha concluso la segretaria generale della Femca.